Venerdì 13 dicembre all’Ateneo di Brescia si parlerà dell’editore e del suo importante contributo alla cultura bresciana.
Roberto Montagnoli è scomparso troppo presto, nel 1992 a soli 51 anni. Ma nel tempo in cui ha guidato la Grafo, la casa editrice da lui fondata nel 1973, ha lasciato, con la sua spinta innovatrice, un forte segno nella scena culturale bresciana.
Il convegno
Venerdì 13 dicembre dalle ore 15, nella sede dell’Ateneo di Brescia in via Tosio 12, la ricchezza della produzione editoriale della Grafo sotto la guida di Montagnoli sarà riproposta in un convegno promosso dall’istituto in collaborazione con la rivista “AB Atlante Bresciano”, che proprio in questi giorni compie 40 anni. Fu Montagnoli a fondarla nel 1984, riunendo intorno ad essa un gruppo di brillanti studiosi e giornalisti attenti alla storia e alle vicende della città, impegnati a ricostruirne il passato e a intervenire sulle sue trasformazioni con approfondimenti e proposte.
Con il presidente dell’Ateneo, Sergio Onger, e l’attuale direttore di AB, Nicola Rocchi, parleranno di Montagnoli intellettuali che l’hanno conosciuto e hanno condiviso con lui questo percorso: Carlo Simoni, Valerio Terraroli, Pietro Gibellini, Domenico Fava.
La Grafo di Montagnoli
Saranno illuminati tutti gli aspetti di un editore dai molteplici interessi e passioni: a partire dall’attenzione per l’amato Garda, espressa nelle molte pubblicazioni che Montagnoli promosse per accrescerne la conoscenza. Dall’interesse per la letteratura scaturì nel 1978 la pubblicazione de «La massera da bé» di Galeazzo Dagli Orzi, capolavoro della letteratura dialettale bresciana cinquecentesca. Dall’amicizia col critico d’arte Giovanni Testori nacquero fondamentali scritti su Romanino, Moretto, Beniamino Simoni. La collaborazione con Vasco Frati e altri studiosi produsse opere tuttora di riferimento su edifici e monumenti bresciani. La collana Grafostorie inaugurò un modo nuovo, più moderno e rigoroso, di affrontare la storia locale.
Alla qualità dei contenuti la Grafo di Montagnoli aggiungeva la novità nella forma: ancora oggi i libri Grafo si riconoscono per la grafica elegante e la ricchezza del materiale iconografico. Anche l’uomo sarà ricordato, l’“artigiano della cultura” abile nell’intrecciare relazioni e propugnatore – come ha scritto Carlo Simoni – di “un’idea non localistica del locale” destinata a fare molta strada.
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