Nel corso del Novecento, Brescia è stata una delle città italiane che con più cura hanno posto il problema del rapporto tra il progetto e la dimensione urbana. A questa attenzione hanno contribuito in buona parte quelli che oggi ci appaiono come i tre maggiori artefici della nascita e dello sviluppo della Brescia moderna: Egidio Dabbeni, Bruno Fedrigolli e Luigi Fasser. Nel loro modo di praticare l’architettura, la nascita della nuova forma urbana passa attraverso il disegno e il calcolo: prefigurare la città significa inseguire un’idea in cui il progetto si misura con la realtà sociale, la committenza privata con quella pubblica, la professione con il ruolo intellettuale. Ripercorrere il profilo umano e professionale dei tre architetti bresciani significa mettere a fuoco il loro mondo tecnico-artistico, e soprattutto gli effetti prodotti sullo spazio fisico, con risultati che coinvolgono l’oggi e il futuro.
SOMMARIO Tre architetti della Brescia moderna, di Antonio Rapaggi e Gian Paolo Treccani L'estro misurato di Egidio Dabbeni, di Antonio Rapaggi Bruno Fedrigolli, un “architetto con la matita“, di Gian Paolo Treccani Bruno Fedrigolli, una battaglia per la modernità, di Mario Baldoli “La falda del sogno“. Luigi Fasser architetture, figure, paesaggi, di Antonio Rapaggi e Gian Paolo Treccani